La domanda del titolo mi è stata rivolta molto spesso, e questo soprattutto nel periodo in cui mi proponevo come classico mediatore, il quale sta nel mezzo, fa gli STESSI interessi per entrambe le parti e, a lavoro concluso, produce fatture di mediazione per entrambi.
Da quando ho spostato il lavoro da una sola parte (ovvero ingaggiato da chi mi sceglie e pagato solo da quest’ultimo) questa domanda non mi è stata più posta ed ho migliorato il MIO personale approccio al lavoro.
Non è bastato però solo il dire che “mi propongo in maniera di parte” per poterlo diventare, ho invece riorganizzato per bene tante idee a riguardo ed ho dovuto approfondire necessariamente la conoscenza del concetto di mediazione, concetto tanto nobile quanto delicato.
Una volta studiato a fondo il significato del sostantivo mediazione (e quanto possa spostare l’ago della bilancia un mediatore che sappia fare o meno questa attività) ho capito che l’esser di parte porta a sviluppare una piccola branchia della mediazione stessa, ovvero la negoziazione ch’è libera dallo stare in mezzo e trattare le parti alla stessa maniera, ma che comunque pretende di mantenere nei confronti di tutti (principalmente la controparte) un atteggiamento etico e propositivo.
Sin qui tutto condivisibile, ma le problematiche vengono fuori passando dalla teoria alla pratica, ed è qui che c’è molto da accettare e capire: essere di parte significa essere pagato solo da chi ti sceglie, e nel caso in cui la controparte fosse un privato privo di un mediatore che lo rappresenti il principio è lo stesso.
La grande obiezione mossa ora dagli addetti ai lavori è questa: “Ma se l’altra parte è un privato, perché non ti fai comunque pagare? Non dai un servizio anche a lui? Così perdi molto business durante le trattative.”
Ecco, è qui che si vede realmente chi ha capito il concetto di mediazione e chi no, ed alle obiezioni precedenti rispondo che nel momento in cui sto mediando negozio la migliore soluzione per chi mi sceglie, ma una volta trovato l’accordo posso aiutare la controparte (ovvero l’altro che non mi ha scelto) ad avere i miei servizi tipo raccolta documentale, valutazione del rischio, pratiche in banca ma con un compenso a parte, che non è la mediazione.
Questo concetto di upgrade (ovvero chiedere la mediazione a chi ci ingaggia e, una volta trovata la quadra, offrire i nostri servizi alla controparte con pagamento da consulente) è assolutamente rivoluzionario e non permette mai di cadere nel conflitto d’interesse.
Cosa ne pensate a riguardo?