Un caro collega che vedo frequentemente mi racconta spesso che lui, senza giacca e cravatta, non riesce a lavorare. Mi spiego: sono 30 anni ch’è sul campo, ha iniziato questo lavoro nel più grande ed importante gruppo italiano che tratta immobiliare ed avere addosso giacca e cravatta lo fa sentire molto sicuro di sé, e conseguentemente è molto incisivo nel lavoro.
Che sia vero che la giacca e la cravatta lo faccia sentire più sicuro o che sia solo riconducibile ad una abitudine ormai trentennale poco importa, è così per lui.
Altri colleghi (per non dire me in primis) si trovano a loro agio nel momento in cui lavorano con jeans e maglioncino (del resto Sergio Marchionne ha fatto scuola a riguardo), mentre tanti altri sostengono che se non si indossa un abbigliamento elegante non si conquista la credibilità nei confronti dell’utenza a cui ci rivolgiamo.
Essendo nato nel 1977 questo modo di vedere le cose mi ha sempre gravitato intorno, e questo perché negli anni 80 e 90 l’abito faceva molto il monaco.
Oggi, nel 2024, è ancora così? In questa nostra era dove realmente abbiamo tutte le informazioni possibili e desiderabili con un cosiddetto click, crea ancora una fiducia inossidabile avere un abito addosso mentre si lavora?
La risposta a mio avviso è sì, la crea ancora, a patto che dietro l’abito ci sia preparazione, studio, disciplina e consapevolezza di sé. Senza questi requisiti l’abito è assolutamente controproducente ed il fascino durerà poco, molto poco.
Dal mio punto di vista oggi essere credibile significa saper comunicare bene il perché l’utenza debba sceglierci, e lì, in quel frangente, se saremo in smoking o in infradito (tanto caro a noi riminesi) cambierà veramente poco.
Quindi l’abito fa il monaco, ma dietro all’abito il monaco ci deve essere, altrimenti verremo subito cestinati.